Dropshipping Italia, ecco la prima guida fiscale!
Dropshipping: Prima di Amazon non avevo idea di cosa fosse!
E non avevo neanche mai pronunciato questa parola…
Oggi non c’è giorno in terra che mandi qualche mail di parere o faccia qualche call in cui spiego a voi utenti e o potenziali clienti come funziona questo tipo di attività, come deve essere regolamentata e quanto costa una partita iva di questo tipo!
Andiamo per gradi!
Che cos’è il dropshipping?
Il dropshipping è una specifica configurazione di commercio elettronico. Chi decide di fare dropshipping cioè il seller -> venditore, sta commerciando un bene di cui non dispone direttamente all’interno del proprio shop online. Quando il cliente decide di acquistare ed effettua l’ordine, il “seller” gira la segnalazione al dropshipper -> fornitore, che procede con la spedizione al cliente del prodotto stesso.
E’ il “dropshipper” a ricevere l’incasso per la vendita del prodotto e riconosce al “seller” una provvigione sull’avvenuta vendita a seconda del contratto di “dropshipping” che hanno sottoscritto.
Lo shop online può essere realizzato e configurato su un proprio sito web oppure su piattaforme terze. Una tra tutte: Amazon!
I requisiti per essere un buon seller:
- creare ed usufruire strategie di marketing vincenti;
- selezionare dropshipper che siano in grado di rispettare i termini di contratto in fatto di spedizioni, resi etc..
I vantaggi di essere un seller:
- costi di avviamento e gestione molto ridotti;
- possibilità di lavorare da remoto.
Come si apre partita iva per seller?
Di fatto percependo un compenso sotto forma di provvigione si è a tutti gli effetti un commerciante e, pertanto, occorre aprire la propria partita iva iscrivendola presso la Camera di Commercio oltre che aprire la gestione previdenziale commercianti INPS.
Il codice Ateco da utilizzare è il seguente 73.11.02 ossia Conduzione di campagne pubblicitarie per la promozione di un prodotto.
Questo tipo di configurazione prevede un costo di apertura di partita iva in quanto occorre versare i diritti camerali alla Camera di Commercio (che si verseranno poi di anno in anno) ed effettuare una comunicazione unica con apposito software “ComUnica”.
L’iscrizione alla gestione commercianti Inps prevede un pagamento fisso minimale annuale di Euro 3.717,00 anche a fronte di un fatturato di 0 Euro. E’ possibile – in sede di inizio attività – richiedere tramite apposita istanza di riduzione, la riduzione del contributo del 35%.
Tali contributi fissi minimali sono da integrare se il reddito imponibile (ricavi per coefficiente di redditività) superano il reddito di Euro 15.548.00 Euro. Sul reddito in eccedenza infatti occorre versare – a titolo di eccedenza Inps – l’aliquota del 24%.
Occorre poi scegliere il tipo di regime fiscale da applicare.
Vediamo qualche proiezione per un seller che opta per il regime fiscale forfettario:
- 10.000€ incassati – 2.700€ di tasse (INPS+fisco) = 7.300€ netti;
- 20.000€ incassati – 3.100€ di tasse (INPS+fisco) = 16.900€ netti;
- 30.000€ incassati – 4.600€ di tasse (INPS+fisco) = 25.400€ netti.
Il limite di fatturato annuo per questa attività è di 30.000€, ma questo limite per il primo anno verrà ricalcolato sulla base degli effettivi giorni di apertura della partita IVA.
I contributi per la gestione INPS commercianti prevedono un versamento minimale obbligatorio, che devi versare anche se non fatturi nulla. Ma non vi preoccupate, nella simulazione ne ho già tenuto conto!
Se però avviate uno shop online per arrotondare il vostro stipendio da lavoratore subordinato full time, allora non dovrete versare i contributi fissi minimali che risultano già assorbiti all’interno della contribuzione che il vostro datore di lavoro paga per vostro conto 🙂
Ecco le proiezioni:
- 10.000€ incassati – 400€ di tasse (solo fisco) = 9.600€ netti;
- 20.000€ incassati – 800€ di tasse (solo fisco) = 19.200€ netti;
- 30.000€ incassati – 1.200€ di tasse (solo fisco) = 28.800€ netti.
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Davvero molto interessante grazie!
Grazie Andrea,
torna presto a leggere i nostri articoli!
Carolina