IMPRESA ALIMENTARE DOMESTICA, IAD

Settimana scorsa la mia amica Vale ha dato il mio contatto alla sua amica Vale. Vale n. 2 è una giovane donna super dinamica, lavoratrice, mamma di 3 bimbi e moglie! Insomma un vero vulcano! Mi ha scritto perchè vuole migliorare la sua vita professionale, vuole inseguire il suo sogno!

Adora cucinare, nello specifico adora preparare dolci e riconciliarsi con il mondo. Così ha scoperto che è possibile creare un’impresa (micro) alimentare domestica (IAD) che le permetterebbe di mettersi in proprio, ma risparmiando. Purtroppo su internet e sui siti dedicati non ci sono molte informazioni in merito e ha deciso di scrivermi per approfondire l’argomento.

Dal canto mio io non so neanche preparare una pasta in bianco, figuriamoci pensare a preparare dei dolci con una micro impresa alimentare domestica!

Cosi dopo qualche telefonata e qualche analisi approfondita ecco una piccola guida per capire meglio come barcamenarsi se si vuole lanciare una IAD!

IAD, GUIDA PER AVVIARLA

Oggi in Italia non abbiamo una normativa chiara ed univoca in merito a questa attività. Una delle poche regioni che ha dato dei “dictat” chiari è il Piemonte (ad. es. ha sancito che è possibile condividere la cucina della IAD con la cucina per usi privato familiari).
Per dare un’idea più chiara di come procedere per avviare la propria IAD
 1) è necessario conoscere i regolamenti CE di seguito illustrati:

2) è necessario possedere la partita IVA ed essere regolarmente iscritti presso:

  • Camera di Commercio;
  • INPS;
  • INAIL.

3) è necessario richiedere un appuntamento con ASL per le autorizzazioni di analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo (HACCP) oppure chiedere un sopralluogo ad un consulente per la sicurezza sul lavoro che vi seguirà poi anche durante il corso dell’anno.

4) è necessario presentare la domanda di Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA), allo sportello unico delle attività produttive (SUAP) del Comune dove sorgerà l’attività di micro-impresa.Sarà l’ASL di competenza che si occuperà di controllare il possesso dei requisiti dei locali adibiti alla produzione, quindi verificherà l’analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo (HACCP), per controllare che tutte le norme siano state rispettate, ed eventualmente rilascerà il relativo permesso che garantirà l’inizio della nuova attività. Solo in possesso di tutte le autorizzazioni sopra riportate, sarà possibile iniziare a lavorare.

A mio avviso non è cosi difficoltoso come può sembrare, molto importante è servirsi di un consulente per la sicurezza sul lavoro che (in possesso delle nozioni ad hoc) comprenderà subito eventuali rischi e modifiche della  cucina e confermerà o meno di poter procedere con la Scia.

In caso contrario segnalerà le modifiche da apportare affinchè la Asl non respinga la domanda di Scia.

N.B: Nel caso effettuaste occasionalmente piccole vendite di prodotti (torte – quiches etc.) sconsiglio vivamente di procedere in tal senso e di pubblicizzarle (es. su social etc.). La vendita di prodotti artigianali (di beni e o bevande) senza autorizzazioni non solo è vietata in quanto privi di requisiti professionali e o morali, ma si è passibili di penale nel caso accada qualche danno irreparabile a livello di allergie e/o altre problematiche legate alla deperibilità degli alimenti. Piuttosto è meglio cucinare le pietanze a domicilio dai clienti. Questo tipo di prestazioni può effettivamente considerarsi occasionale.

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